Skip to main content
Star forming region photo taken from the Hubble telescope

Credito dell'immagine dell'eroe: immagine del telescopio spaziale Hubble della Nebulosa Carina prodotta dalla NASA e dallo Space Telescope Science Institute (STScI) https://hubblesite.org/contents/media/images/2008/34/2405-Image.html

Blog

Aprire tutto, ovunque, in una volta sola

di Constance Malpas

Nella comunità bibliotecaria c'è grandissimo entusiasmo per le iniziative "Open". Sebbene molte attività e investimenti in questo settore si concentrino sulle biblioteche accademiche, le biblioteche di ogni tipo e dimensione hanno adottato l'Open - inteso come un'ampia varietà di pratiche e principi - quale proposta di valore fondamentale.

Gli esempi di advocacy delle biblioteche e del loro coinvolgimento nelle iniziative Open sono numerosi.

  • Nel 2022, l'Association of College and Research Libraries (ACRL) ha inserito "Open Everything" tra le tendenze principali delle biblioteche accademiche statunitensi, confermando la previsione espressa nella sua conferenza del 2021, dove le biblioteche venivano descritte come "In cammino verso un futuro Open".
  • L'IFLA, un'organizzazione che rappresenta le organizzazioni bibliotecarie di tutto il mondo, ha ripetutamente affermato il suo sostegno all'Open Access in una serie di dichiarazioni formali nel 2003, 2011 e 2022, descrivendo l'OA come una "questione essenziale all'interno dell'agenda informativa dell'IFLA". (IFLA, 2011). Nel 2013, l'IFLA ha incluso le risorse educative Open e la crescente importanza dell'apprendimento non formale e informale tra le principali tendenze che hanno un impatto sulle biblioteche. Ha inoltre affermato il ruolo dell'organizzazione e delle biblioteche associate nel promuovere un'agenda per la Open Science.
  • L'Open Access e il sostegno all'Open Science sono stati elementi centrali dell'agenda strategica di LIBER per un decennio o più, in parte stimolati da direttive top-down all'interno dell'Unione Europea, come il programma a lungo termine Horizon. L'attuale piano strategico di LIBER (2023-2027) prevede un ampliamento della sfera di attività e di influenza delle biblioteche in questo ambito. LIBER (Association of European Research Libraries) rappresenta più di 400 biblioteche nazionali e universitarie in tutta Europa.

La ricerca di OCLC conferma queste tendenze generali. Nel 2019, oltre il 90% dei partecipanti a un sondaggio mondiale sulle biblioteche ha dichiarato di partecipare a iniziative Open Access o Open Content. Ha partecipato al sondaggio un'ampia gamma di tipologie di biblioteche (nazionali, pubbliche, speciali, ecc.), ma la maggior parte delle risposte (72%) è giunta da biblioteche che servivano istituti di istruzione superiore. Un'ulteriore analisi del segmento ha rivelato che la partecipazione alle iniziative Open tra le biblioteche universitarie e di ricerca è ancora più alta (97%).

Negli ultimi due decenni, College & Research Libraries, la rivista ufficiale dell'ACRL, ha pubblicato decine di articoli scientifici sul ruolo delle biblioteche nell'ecosistema Open: si va dalla provocatoria valutazione di David Lewis sulla "Inevitability of Open Access" (2012), fino all'editoriale di Franklin Sayer e Amy Riegelman sulla "Reproducibility Crisis and Academic Libraries" (2018), incentrato sui ruoli delle biblioteche nell'agenda dell'Open Science. Quest'ultimo è annoverato tra gli articoli più popolari nella storia recente della rivista (tenendo presente che questa classifica della "popolarità" sembra risalire ad appena cinque anni fa).

Anche le presentazioni sull'editoria Open Access, sulle risorse educative Open, sulla Open Science e sul software bibliotecario Open Source sono presenti nei programmi della conferenza, segno che gli organizzatori e i presentatori considerano importanti questi temi.

In breve, per le biblioteche, l'Open è ovunque.

Le biblioteche nell'ecosistema Open: un caleidoscopio di attività

Considera queste ampie categorie di attività e investimenti Open, tutte in competizione per l'attenzione e il sostegno della comunità bibliotecaria:

Open Access (OA): si tratta di un'area di interesse di lunga data per le biblioteche accademiche, che risale ai primi giorni dello sviluppo dei repository istituzionali nei primi anni 2000, stimolati dagli sforzi dei ricercatori per espandere l'accesso globale ai risultati della ricerca e formalizzati in una serie di dichiarazioni (Budapest, Berlino, Bethesda, ecc.). Questa categoria comprende la difesa dei modelli Green vs. Gold OA, le recenti discussioni sugli accordi trasformativi, i flussi di lavoro delle biblioteche per la gestione e la tracciabilità degli Article Processing Charges e la conformità con i mandati istituzionali o nazionali per l'Open Access (ad esempio, il Plan S in Europa e il memorandum Nelson OSTP negli Stati Uniti). I bibliotecari che operano nella comunicazione accademica offrono una guida ai docenti/studenti sul copyright e sulla gestione dei diritti. Anche le iniziative editoriali delle biblioteche ricadono sotto questo ampio ombrello, sia che si tratti di implementare piattaforme come OJS, per supportare le riviste OA delle facoltà, sia che si tratti di contribuire finanziariamente a iniziative di "subscribe to Open" o di infrastrutture editoriali condivise come Lever Press. L'ambito delle attività bibliotecarie legate all'Open Access è molto ampio.

Oltre a facilitare la creazione e la diffusione di pubblicazioni di ricerca OA, le biblioteche svolgono un ruolo importante nell'aumentare la visibilità dei contenuti di dominio pubblico e "open" (compresi i beni culturali digitizzati, gli archivi web, ecc.) in ambienti di discovery locali, di gruppo/regionali e mondiali, aggregando i metadati in centri di syndication (come DPLA, Europeana, Trove e, naturalmente, WorldCat). Sebbene queste attività siano distinte dalle attività per l'OA (che si concentrano principalmente sulle comunicazioni accademiche) e siano organizzate e dotate di personale diverso, costituiscono comunque attività immediatamente collaterali. In realtà, le aspettative riguardo al sostegno delle biblioteche ai flussi di lavoro di ricerca e la curatela delle collezioni storico-culturali possono essere molto diverse. Ciò si riflette nei requisiti divergenti per i sistemi e i servizi che supportano i flussi di lavoro di ricerca, da un lato, e la gestione delle collezioni storico-culturali digitali (e digitizzate), dall'altro.

Open Data: l'attenzione delle biblioteche si è concentrata sul sostegno alla conformità dei docenti/ricercatori ai requisiti di Research Data Management (RDM) imposti dai finanziatori. Il framework di riferimento FAIR (che sta per Findable, Accessible, Interoperable e Reusable Scientific Data) è importante in questo contesto. Nelle università di ricerca, il personale delle biblioteche fornisce indicazioni sui piani di Research Data Management, consiglia i repository di ricerca più appropriati per una gestione responsabile a lungo termine, e fornisce assistenza per quanto concerne le condizioni di licenza dei dati. Alcune biblioteche accademiche supportano repository di ricerca istituzionali o consortili, oltre ai tradizionali repository di pre-stampa. Questa è emersa come una nuova importante area di servizio per le biblioteche e per i fornitori di tecnologia (ad esempio, Figshare e TIND RDM). OCLC Research ha prodotto un utile corpus di ricerche sul ruolo delle biblioteche nell'RDM. Per le biblioteche nazionali e pubbliche, le preoccupazioni relative agli Open Data riguardano più probabilmente l'accesso ai dati governativi (censimenti e dati demografici ed economici). Per le biblioteche nazionali, in particolare, queste preoccupazioni possono estendersi ai dati che descrivono le collezioni storico-culturali e le bibliografie nazionali (registri della produzione editoriale nazionale).

Open Educational Resources (OER): sempre più biblioteche accademiche - in particolare quelle che servono istituzioni pubbliche con il mandato di aumentare e diversificare la partecipazione all'istruzione superiore - sono coinvolte in iniziative riguardanti libri di testo Open e materiale didattico a basso costo. Le OER, compresi i libri di testo e altri materiali didattici, sono progettate per facilitare l'accesso all'istruzione riducendo le barriere di costo per gli studenti, e consentono ai docenti di condividere e riutilizzare i materiali dei corsi, i moduli didattici, ecc. pubblicati con licenze non restrittive ("open"). ARL ha pubblicato un kit informativo SPEC su questo argomento nel 2016; IFLA ha pubblicato un'informativa su OER e biblioteche nel 2019. Ithaka S+R ha incluso la tematica del supporto delle biblioteche alle OER nella versione più recente della sua lunga indagine sulle priorità delle facoltà universitarie statunitensi, e ha recentemente condiviso alcune opinioni espresse dalle biblioteche su questo tema. Le OER si sono rivelate un'area di interesse per i consorzi bibliotecari, con gruppi come MOBIUS e LOUIS che forniscono servizi di discovery a livello di gruppo.

Open science/scholarship: l'Open Science è spesso descritta come un "quadro ombrello" che comprende tutto, dalla pubblicazione Open Access alle metodologie di ricerca riproducibili. Il Center for Open Science (COS), che ha attratto finanziamenti significativi, è un centro di attività negli Stati Uniti. Il COS riconosce formalmente il ruolo dei bibliotecari come partner nell'avanzamento delle attività di Open Science. Nell'Unione Europea, l'orientamento politico e i finanziamenti centralizzati hanno costituito un importante stimolo all'attività. I ruoli delle biblioteche, in questo ambito, variano molto e possono includere la gestione di repository istituzionali di pre-stampa e di dati di ricerca, la fornitura di quaderni di laboratorio elettronici e di altri strumenti che garantiscono una maggiore trasparenza sui metodi di ricerca, e/o la formazione e il supporto per l'analisi dei dati, la visualizzazione e altri flussi di lavoro specialistici. Le biblioteche possono fornire servizi di consulenza per consigliare docenti e ricercatori in materia di Open Access e di licenze per open data, e per agevolare la partecipazione della comunità alle iniziative di "citizen science". Le biblioteche si adoperano anche per promuovere l'adozione da parte dei ricercatori di identificatori persistenti, come ORCID, e per far conoscere gli strumenti di altmetria per la gestione della reputazione accademica.

Organizzazioni di advocacy - come la Scholarly Publishing and Academic Resources Coalition (SPARC e SPARC Europe), The Future of Research Communications and e-Scholarship (FORCE11), la Global Sustainability Coalition for Open Science Services (SCOSS) e la Invest in Open Infrastructure (IOI) - promuovono la partecipazione e l'investimento delle biblioteche nell'Open Science, ed esercitano un'importante influenza a livello normativo.

Open source: il coinvolgimento delle biblioteche nell'ambiente del Software Open Source (OSS) risale alla fine degli anni '90, quando le biblioteche hanno iniziato a dismettere i sistemi proprietari sviluppati localmente a favore di soluzioni basate su standard che si adattavano meglio ai flussi di lavoro emergenti. Le alternative open source ai sistemi bibliotecari commerciali sono piaciute alle istituzioni che volevano partecipare direttamente alla progettazione e allo sviluppo di soluzioni "di proprietà della comunità". Ritenevano, infatti, che queste offrissero una maggiore garanzia di risposta alle esigenze delle biblioteche e una maggiore sostenibilità a lungo termine, poiché il codice open source può essere liberamente condiviso e modificato. Marshall Breeding ha raccontato questa vicenda in una serie di rapporti e articoli. Accanto a soluzioni di gestione bibliotecaria - come Koha, l'ormai defunta iniziativa Kuali OLE, o FOLIO (un'iniziativa sostenuta da EBSCO) - le biblioteche stanno sviluppando e implementando: strumenti di ricerca open source (ad es, Blacklight, VUfind), piattaforme di repository (DSpace, Fedora, TIND), strumenti di gestione della ricerca (VIVO), sistemi per la condivisione e l'acquisizione di risorse (ReShare, Sourcery), strumenti di gestione delle citazioni (Zotero) e strumenti di esposizione/storytelling digitale (Omeka, Scalar).

La misura in cui questi strumenti open source possono sostituire le applicazioni commerciali o integrare utilmente le soluzioni proprietarie non è del tutto chiara. E, naturalmente, non c'è garanzia che una soluzione che nasce come software open source rimanga tale: basti pensare al destino di Mendeley, un popolare gestore di riferimenti bibliografici open source che, alla fine, è stato acquisito da Elsevier. Sebbene la longevità di Koha e DSpace - introdotti, rispettivamente, nel 1999 e nel 2002 e implementati da biblioteche di tutto il mondo - suggerisca che le soluzioni open source per le biblioteche possono crescere e conquistare una certa longevità, i costi diretti e indiretti per il mantenimento e l'ampliamento di più repository di codice OSS sono davvero notevoli. Cosa che genera inefficienze che possono inficiarne la sostenibilità a lungo termine. I fornitori di hosting e assistenza software riducono in parte questo onere concentrando la capacità in modo che possa essere fornita in modo più efficiente. Tuttavia, questi costi vengono comunque trasferiti alle biblioteche e possono (come osserva Marshall Breeding) risultare pari o superiori ai costi delle soluzioni proprietarie. Un recente rapporto di LYRASIS sull'adozione degli OSS nelle biblioteche evidenzia un fatto paradossale: mentre le biblioteche scelgono soluzioni OSS ritenendole più sostenibili rispetto alle alternative commerciali, la maggior parte degli implementatori investe poco o nulla (in termini di sostegno finanziario diretto, di attività dedicata da parte del personale, ecc.) per sostenere la comunità o la code base OSS.

Questo non è un elenco esaustivo: ci sono altri contesti Open, e alcune di queste categorie si sovrappongono e si intersecano. Le definizioni e le descrizioni fornite sopra sono esemplificative e indicano alcuni temi o direzioni principali, non sono da considerarsi ufficiali o vincolanti. (Lo Science Hub della Commissione Europea, la Tassonomia FOSTER e la Raccomandazione dell'UNESCO sull'Open Science propongono una terminologia utile in questo ambito). Con la proliferazione di iniziative e comunità Open, cresce l'esigenza di comprendere tutte le sfumature delle motivazioni e degli interessi in gioco. È emerso un ecosistema parallelo di organizzazioni di advocacy destinato a chiarire la gamma di opportunità per le biblioteche nell'ecosistema Open, ma che, allo stesso tempo, contribuisce a creare confusione su cosa significhi effettivamente per le biblioteche "impegnarsi per l'Open".

Incentivi e crescita dell'Open

Un complesso mix di incentivi sta determinando la crescita e l'espansione dell'"Open" per quanto riguarda le biblioteche. Questi sono alcuni dei principali fattori chiave:

Trasformazione digitale dell'insegnamento, dell'apprendimento e della ricerca: le tecnologie digitali hanno trasformato i modi in cui lavoriamo, insegniamo, impariamo e condividiamo la conoscenza. I sistemi che utilizziamo per reperire informazioni, istruire, promuovere la ricerca accademica e interagire con gli utenti delle biblioteche sono sempre più interconnessi. I flussi di lavoro di una biblioteca, dell'insegnamento, della ricerca, della pubblicazione e dell'amministrazione si intersecano. Molte operazioni bibliotecarie su scala istituzionale (acquisizione/licenza di contenuti, discovery, adempimento, gestione responsabile, ecc.) sono state riconfigurate come attività su scala di gruppo o di consorzio, gestite su più piattaforme tecnologiche, aumentando la necessità di interoperabilità dei sistemi. La "quarta rivoluzione industriale" ha permesso la crescita di collaborazioni di ricerca su larga scala e l'aumento dell'apprendimento e del lavoro a distanza, tendenze accelerate dalla pandemia di COVID-19. Allo stesso tempo, il consolidamento dei settori dell'editoria, delle tecnologie didattiche e dei servizi bibliotecari ha ridotto la scelta di mercato e ha accentuato le preoccupazioni relative alla dipendenza dal fornitore e ai prezzi di monopolio. Le soluzioni Open rappresentano un'alternativa interessante che favorisce la decentralizzazione, lo sviluppo guidato dalla comunità, una maggiore scelta per i clienti e, se non una riduzione dei costi totali, almeno un maggiore controllo sui prezzi. L'ascesa dell'Open come quadro operativo, movimento e modello di business è resa possibile - e accelerata - dalla trasformazione digitale che sta modificando i nostri ambienti sociali, didattici e lavorativi.

Economia: l'Open Access viene talvolta presentato come una soluzione alle difficoltà finanziarie che le biblioteche accademiche devono affrontare nell'acquisizione/licenza di contenuti per le loro istituzioni, una strategia di riduzione dei costi che sostituirà le costose risorse in abbonamento - principalmente pacchetti di riviste elettroniche - con alternative o sostituti "gratuiti". Si tratta di una semplificazione eccessiva e fuorviante, generalmente riconosciuta come tale. Le biblioteche che negoziano i cosiddetti Accordi Trasformativi (si veda l'utile spiegazione di Lisa Janicke-Hinchliffe) sanno che sostituire una licenza di lettura di contenuti pubblicati con una licenza di lettura e pubblicazione di contenuti non riduce necessariamente la spesa della biblioteca, anzi, può aumentarla. (Si veda, ad esempio, "The Dog that Caught the Car" in un recente numero di The Brief di Clarke & Eposito). Per gli editori, il passaggio all'Open Access può rappresentare un'opportunità per spostarsi a monte del flusso di lavoro dei ricercatori, offrendo soluzioni di produttività e gestione di maggior valore all'impresa di ricerca. Tuttavia, come osserva David Crotty, tra gli altri, il percorso verso l'Open non è né ovvio né necessariamente redditizio (o addirittura sostenibile) per tutti gli editori. Il simpatico aforisma di Lorcan Dempsey "Il flusso di lavoro è il contenuto" coglie alcune delle difficili dinamiche che editori e biblioteche devono affrontare in questo settore.

Anche gli interessi commerciali costituiscono una parte importante dell'ecosistema del software Open Source. Nel settore bibliotecario, dove la capacità di progettazione e sviluppo è generalmente scarsa, i fornitori di hosting commerciale (come ByWater, Equinox, Index Data o PTFS) soddisfano un'importante esigenza di mercato. Anche gli interessi commerciali competitivi costituiscono un fattore che facilita l'introduzione di soluzioni che rivoluzionano il mercato, come il sistema di gestione delle biblioteche FOLIO. Come accade per l'Open Access, anche i modelli commerciali che supportano l'Open Source spostano i costi per le biblioteche senza necessariamente ridurli. Marshall Breeding illustra alcuni degli incentivi economici che motivano la partecipazione commerciale al movimento bibliotecario Open Source (con specifico riferimento ai sistemi di gestione della biblioteca).

Valori: molti bibliotecari - insieme ai docenti, agli studenti e ai ricercatori che sostengono - considerano l'Open Access, l'Open Education e l'Open Scholarship come obiettivi sociali intrinsecamente buoni, un'estensione naturale della missione principale delle biblioteche di espandere l'accesso alle informazioni. L'accesso globale e libero all'informazione, la democratizzazione della scienza e della ricerca, sistemi di conoscenza più equi e socialmente giusti, tecnologie interoperabili che riducono la dipendenza dal fornitore e distribuiscono i costi e i benefici dell'innovazione in modo più ampio: sono tutti obiettivi indubbiamente attraenti, ma non costituiscono un risultato inevitabile dell'adozione di un'ideologia Open. In quanto sistema di credenze, l'Open è un potente motivatore, ma non è di per sé una forza sufficiente a smuovere modelli di investimento istituzionale rafforzati da complessi incentivi economici e sociali. Audaci dichiarazioni di intenti - anche se accompagnate dalle promesse di un impegno finanziario - non sono adatte a risolvere quello che Cameron Neylon descrive, giustamente, come un problema di azione collettiva. La scelta del luogo giusto per l'azione collettiva - riconoscendo che esistono rivendicazioni concorrenti su risorse limitate - costituisce una sfida fondamentale.

Paradossalmente, quando questo elaborato ecosistema Open viene invocato nelle discussioni sulla strategia delle biblioteche, di solito viene semplificato in modo eccessivo. Open è diventato un termine generico, e può riferirsi a contenuti concessi in licenza Creative Commons, a una soluzione tecnologica open source o anche a contenuti concessi in licenza commerciale che sono "aperti" agli utenti esterni al campus in virtù di servizi di autenticazione sempre più efficienti. Indipendentemente dal fatto che questa sovrapposizone di categorie Open sia positiva o negativa ai fini dell'advocacy, essa contribuisce indubbiamente a creare confusione sui benefici che una strategia Open dovrebbe apportare e sui compromessi che essa comporta.

Quali sono i ruoli e le responsabilità dei fornitori di servizi bibliotecari in questo panorama Open? Per un'istituzione come OCLC, le scelte sono tanto chiare quanto complesse. In qualità di organizzazione guidata dai suoi membri, sosteniamo le biblioteche nella loro decisione di adottare pratiche e modelli di servizio per supportare le forme e le norme emergenti della ricerca accademica digitale, rispettare i mandati istituzionali e nazionali e allinearsi alle esigenze delle università. In qualità di fornitore di tecnologia, creiamo e manuteniamo l'infrastruttura che consente alle biblioteche di partecipare all'ecosistema Open su scala globale e in modo sostenibile. Il che è coerente con la nostra missione volta a "favorire l'accesso alle informazioni a livello mondiale".

Il prossimo post di questa serie riguarderà l'impegno di OCLC nell'ecosistema Open e il ruolo distintivo che svolge nel promuovere la comprensione di questo panorama da parte delle biblioteche, nel fornire soluzioni che facilitino la partecipazione delle biblioteche alle iniziative di Open Access e nell'aumentare la visibilità globale dei contenuti Open Access.

Il seguente articolo è stato pubblicato originariamente su Hanging Together – il blog OCLC Research

Scopri la suite di prodotti

Tecnologie bibliotecarie all'avanguardia, dati più completi e una comunità realmente collaborativa.

Open library filing cabinet with organised documents
Miliardi di record: uno nuovo ogni otto secondi
  • Migliora la discovery e attrai nuovi utenti 

  • Migliora la visibilità e renditi più riconoscibile 

  • Valuta e migliora la tua collezione 

Un'esperienza perfetta, anche al di fuori delle mura della biblioteca
Gestione di belle collezioni digitali brandizzate
Una piattaforma cloud per la gestione dei servizi bibliotecari